Le aziende manifatturiere sono sotto pressione in molti paesi. L’esternalizzazione (leggasi anche produzione off shore) a paesi con bassi salari, il desiderio del consumatore di personalizzazione e tecnologie dirompenti rendono difficile mantenere un buon business basato su linee di produzione tradizionali.
Se consideriamo quante grandi aziende italiane hanno scelto di “scaricare” la produzione in paesi con bassi salari si può ben comprendere come il costo della manodopera incida sulle scelte verso fornitori e subfornitori non localizzati in Italia.
Le offerte individualizzate (o personalizzate come, per esempio, scarpe sneakers con le sigle di nome e cognome) sono semplicemente troppo costose e complicate da produrre. Tuttavia, l’innovazione insita nella industria 4.0 può offrire un modo per affrontare queste sfide.
Con l’industria 4.0 si passa da una visione centralizzata ad una decentralizzata.
Sebbene il concetto di Industry 4.0 abbia molte definizioni, può essere inteso come lo sforzo ( e l’opportunità insita in esso) di affrontare la complessità produttiva di una linea di assemblaggio ( e tutte le sue estensioni) e trasformarla in una opportunità per la manifattura e l’intero mercato.
Da un punto di vista tecnico, l’industra 4.0 è una sorta di integrazione fisica a quello che noi tutti usiamo ogni giorno: internet. L’industria 4.0 potrebbe consentire alle industrie manifatturiere di produrre prodotti di alta qualità e in piccole serie ad un prezzo competitivo; con, in aggiunta, dei tempi di consegna più rapidi. (senza scendere nel merito della logistica in questa discussione, pensate al fattore vincente che una realtà come Amazon ha fatto della consegna veloce).
Quando parliamo di processi di produzione decentralizzata implichiamo una visione di dialogo tra differenti unità (chiamiamoli peers o nodi) che non necessitano di passare tutti da un unico nodo centrale. Poiché i processi di produzione non si scambiano informazioni centralmente, la produzione passa dall’essere centralizzata a decentralizzata . Questa tipologia di produzione diventerà in future il modello “standard” di produzione.
Consideriamo lo scenario estero per comprendere come altri stati si stiano muovendo. La Germania ha mantenuto una forza lavoro manifatturiera stabile. Ciò è in gran parte dovuto all’integrazione di nuove tecnologie in prodotti e processi in aggiunta ad una continua formazione della sua forza lavoro umana.
Dal 2006, il governo tedesco ha perseguito la sua High-Tech Strategy, un piano per mantenere la forte posizione competitiva tedesca nell’innovazione, inclusa l’automazione industriale e la robotica.
Nel 2011 il termine industria 4.0 è stato utilizzato alla Fiera di Hannover per descrivere l’effetto della robotica sulla società. Per la cronaca le 3 rivoluzioni precedenti sono state: introduzione della forza del vapore, la produzione di massa e la rivoluzione delle tecnologie dell’informazione.
L’Industria 4.0 ha subito ricevuto un forte sostegno da parte del mondo accademico, dell’industria e del governo. La ricerca e lo sviluppo sono stati presenti in Germania sin dall’inizio. Quello che definiamo comunemente il processo delle 3 eliche (Stato, Università e Industria).
Se la Germania non ci basta controlliamo cosa succede fuori Europa.
“Made in China 2025” è la versione cinese del 4.0 Industry Plan , pubblicato dal Consiglio di Stato pochi anni fa. L’idea è di utilizzare tecnologie informatiche avanzate, Internet e analisi dei big data per trasformare la produzione. Per una nazione come la Cina, dove non manca la forza lavoro a basso costo, si comprende come questa scelta non abbia solo una ragione strategica ma anche legata alla valorizzazione e l’efficientamento di interi processi produttivi (che se ben strutturati possono anche avere un impatto positivo sull’ambiente).
La Cina prevede di concentrarsi sull’innovazione in robotica, sistemi di controllo, componenti intelligenti di rilevamento e piattaforme cloud, nonché aspetti fondamentali del software industriale. Il governo cinese si aspetta progressi nell’uso dei dati industriali, che sosterrebbero efficacemente la transizione dell’intelligenza manifatturiera a un’industria collaborativa e intelligente.
Si penserà che la Cina è troppo distante.
Allora prendiamo un altro caso Europeo
La Danimarca ha un settore manufatturiero con molte piccole e medie imprese (PMI). Le società di produzione rappresentano circa due terzi delle esportazioni totali e sono importanti fonti di reddito per la società danese. A febbraio 2016, il governo ha deciso di posizionarsi in maniera forte e decisa su crescita e competitività, in un discorso molto strutturato ha reso manifesto che l’Industria 4.0 è uno dei tre pilastri per la crescita e la competitività della nazione.
Il rapporto (Alla base della posizione danese) sottolinea l’importanza di una produzione più intelligente e flessibile basata su una maggiore automazione e su robot più sofisticati.
Le imprese europee si aspettano grandi quantità di dati, la robotica, l’Internet of Things (specialmente le sue ricadute in ambito industrial manifatturiero) per consentire loro di produrre di più, a costi inferiori e con meno errori. Molti produttori danesi si concentrano già sulla flessibilità e sulla personalizzazione, e questo è esattamente ciò a cui punta il concetto di Industria 4.0.
Rapporti tra industria 4.0 e robotica
I governi di tutto il mondo sono fortemente focalizzati su Industria 4.0; la visione comune è che questo approccio produttivo offra una produzione competitiva sicura e industrie manifatturiere piu agili e snelle.
Il potenziale è enorme – McKinsey & Co. solo in Danimarca , ci sono 35 miliardi di DKK (5,38 miliardi di dollari) di entrate, 23 miliardi di DKK (3,53 miliardi di dollari) di esportazioni e 10.000 nuovi posti di lavoro che si svilupperanno da oggi al il 2025.
S questo è lo scenario viene da domandarsi quali siano le raltà italiane che si muovono per introdurre soluzioni robotiche nell’industria manifatturiera.
CIA Automation and Robotics s.r.l. nasce dall’esperienza trentennale di C.I.A. s.r.l.
È specializzata nell’automazione industriale integrando sistemi robotici nei settori del general industry, automotive, plastica, saldatura, lavorazioni 2D e 3D.
Una realtà italiana che ha saputo creare partnership vincenti con realtà di primaria posizione mondiale: ABB Robotics, KUKA Robotics, Comau tc..
La robotica fa parte dell’immagine di Industria 4.0. Il mercato delle macchine intelligenti in USA (per esempio), inclusi robot autonomi, sistemi intelligenti e assistenti digitali, sta crescendo, in gran parte a causa dell’aumento dell’industria 4.0.
Gli analisti del settore convengono che il mercato crescerà a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 15% tra il 2016 e il 2020. L’opportunità offerta dalla robotica è una sfida che tutte le Pmi devono valutare con molta attenzione. Bilanciando investimenti e opportunità.